Il quotidiano dissociarsi delle immagini


Biografia:

Nata a Rivoli (Torino)il 21 novembre 1953, vive a Torino, con il marito Nicola e i due figli Matteo e Enrico.
Dopo la laurea e anni d’insegnamento lavora come dirigente scolastica.
Sin da ragazza, la possibilità di scrivere poesie è stata l’ancora cui saldare la parte più profonda della propria unicità, la radice ultima della propria identificazione.
La poesia è da sempre immersione nel silenzio interiore, strumento prezioso  per la ricerca di senso, forza del creare per essere.
Dopo aver scritto poesie per tutta la vita, tenendole per sé (con alcune occasionali e amorose concessioni al marito e a qualche intimissima amica) nel 2007 grazie agli incoraggiamenti del poeta Giancarlo Montalto, partecipa casualmente, per la prima volta, al concorso letterario nazionale “Garcia Lorca”vincendo il primo premio nella sezione Poesia Inedita, il primo premio nella sezione  “M.T.Bignelli”, Poesia d’amore e una segnalazione nella sezione “Racconto inedito”.
Nel 2008 le viene attribuita la “Targa Apice al merito Poetico”.
Il piacere emozionante del riconoscimento da parte di altri lettori produce un forte e gioioso stimolo creativo, vissuto come ricerca del contatto in un luogo ideale che è esperienza di vita che si fa parola condivisa.
Il suo desiderio grande è una pubblicazione di liriche che raggiunga anche i giovani, che possa appassionarli alla poesia  e offrire loro la spinta a ricercare il proprio talento che, se liberamente assecondato ed espresso, può anche risolvere vite complicate e comunque regalare momenti di autentica felicità.


Commento critico:

No, non è una lirica robotica manovrata con lo joystick quella di Nadia Blardone.
No, non le appartiene l’universo nel quale le cellule staminali embrionali sono il solo futuro radioso dell’umanità.
Ne prende le distanze.
È donna rapita dai sentimenti in un mondo che può essere insopportabile se privo di essi.
È semplice espressione di acuta sensibilità e pudicizia nel mostrare i più intimi palpiti delle proprie pulsioni.
Addossarsi alla poetica di Nadia Blardone significa avvicinarsi alla nozione di rappresentazione non compiaciuta di un componimento inteso come scelta di non apparire ma di esprimere.
(Commento di Cesare Bevilacqua )

Andare oltre. Liberarsi al di là dei confini del cielo, valicare il respiro, il pensiero, sfidare le tersità dell’aria per approdare sulle rive di memorie che non si riconoscono più perché si trasformano nel loro viaggiare, nel sovrapporsi del loro stesso esistere, perché si rigenerano come entità nuove, diverse, spesso sconosciute.
La poesia di Nadia Blardone origina nelle dimensioni del quotidiano: cattura i contorni, gli attimi impalpabili che segnano in modo quasi impercettibile l’esistenza: i vetri spalancati, le tende tirate, le stanze deserte, lo scendere le scale; le banali attenzioni del giorno scavano nell’animo per  confrontarsi con i limiti del proprio essere e, da qui, ripartire per scoprili sorprendentemente diversi, quasi faccenda altrui che venga osservata/sezionata a distanza nello scorrere di frammenti o pellicole di altre storie ed altri vissuti.
La sua analisi si dissolve in un lento misurarsi con se stessa, senza affrettare il passo, anzi, soppesandolo ad ogni discendere di scalini quasi cercasse di comprenderne i segni più veri che sfuggono nel ripetersi usuale dei gesti, come un “copia e incolla” dei giorni e delle notti. Allora, il guizzo liberatorio, il vaporare verso cieli altissimi fino a toccare le nubi e rincorrere mattini tra l’erica fiorita delle bellissime scogliere di Bretagna o tra i caffè affollati di Parigi.
(Commento di Pier Luigi Coda)

Le liriche di Nadia Blardone si soppesano tra le mani come due monete dalla doppia faccia suscitando tra le dita un tintinnio di pensieri e sentimenti intensamente “esaltati”, ma, profondamente “dolenti” nel verso crudo e sfuggente, nel realismo dipinto con le tinte beffarde di chi conosce i due “terrori”: della morte, non meno che della vita nascente in un aprile “eterno” fra larve di girini e canne a guardare il movimento di pesci moribondi e che sragiona.
Il fraseggio, a zampillo, ha sete di vita, lascia “senza fiato” e fa ricadere nell’animo immagini nitide pur nel groviglio allucinante e allucinatorio di spire di pitone; l’andamento incalzante è gonfio e terribile come i gesti quotidiani della donna con le gambe larghe.
Il messaggio è polvere sottile e annida i suoi batuffoli negli angoli acuti di muri ottusi da cui filtra un bagliore di parole lanciate lontano affioranti, a pelo d’acqua, nello spazio buio e ovattato di “orgasmi mentali” che illuminano atmosfere di libertà in piccole accertate morti sopraggiungenti ad ogni istante di vita.
Nadia Blardone intreccia nel tessuto poetico morbidezza scabra, virtuosismo, malinconia in frammenti di esistenze spezzate, forse mai ricomposte nel gioco continuo del vivere, nello spasmo di crolli emotivi, nell’idiozia cosciente che si nutre spudoratamente di se stessa, paradigma vivente di un incessante trasfigurarsi, di un inarrestabile e perpetuo mutare lasciato a pelo dell’increspatura  che evoca margini della coscienza, lembi dell’io.
(Commento di Cristina Raddavero)



LA SILLOGE

"La prima luce del mattino" rischiara le ombre, aiuta ad accettare ciò che è reale, a trovare la propria casa. - NADIA 27 DICEMBRE 2014

Se dici che è Natale
In tutto questo illudersi
di bianco cerco lo scivolìo verso casa.
Gli occhi ciechi di mia madre
sono addobbi sopra un ramo, fiocchi di neve.
Se dici che è natale sollevami oltre
lo sprofondare delle impronte.
L'amore è luce di primo mattino


FUTURO

Dopo
scendendo le scale
farò appoggiare
il peso su ogni scalino
per lasciare l´impronta del passare

Fuori
sarà l´azzurro a espandere il respiro
fino a mescolare l´aria col pensiero
e farli ritornare tutt´uno

Dentro
penetrando nella terra come nella mia cantina
frantumerò il bulbo spargendone i semi
per lasciarli rifiorire

Intanto
sarà a Parigi in un caffè
animato a Saint Germain des Prés
o fra l´erica rossa di un´isola bretone
che osserverò le dita dei piedi
bagnarsi di pioggia e le narici dilatarsi
al passaggio carezzevole del vento

Ancora

Future after descending the stairs/ I will support/ the weight on each step/ to leave the print of passing/Outside/ the azure will be to expand the breath/ until to mix the air with the thought and make them togheter return/ inside/ getting into the earth as into my cellar/ I’ll shatter the bulb scattering the seeds to let them blossoming./ Meanwhile/ it will be in Paris in a coffee animated in Saint Germain des Prés or between the red heather of a Breton isle that I’ll look at the toes of my feet/ getting wetof rain and the nostrils expand/ to the velvety passage of wind/ Again.

 
RITORNO

Diventare primavera
con lingua di petali di loto
ingoiare foglie di rugiada
raspare con zoccoli caprini
l´inverno della terra
zolle di fango indurito
da nutrire con biologici concimi.

Intorno danze di insetti ronzanti
vorticose giostre di falene
alberi di ciliegio
dentro ad ogni biancofiore api regine
fuggite da prigioni d´alveare
in ogni cella in dono gocce di miele.

Terminata la fioritura
neonati fili d´erba già a marcire
noccioli sputati senza polpa
raccogliersi in pozzanghere
come in acque estreme
il cielo rattrappito in un riflesso.

Afferrare al volo un refolo di vento
sottrarre di soppiatto il libero respiro
evaporare
ritornare nuvola.
Return/ to become spring/ with a tongue with petals of Lotus/ to swallow leaves of dew/ to scratch with goat hooves/  the winter of the earth/ clods of mud hardened/ to nourish with organic fertilizers./ Around dances of buzzing insects/ frenzied carousel of moths/ trees of cherry/ inside each whiteflower queen bees/ fled from beehive prisons/ in each cell in gift drops of honey./ Completed the flowering/ infants blade of grass already rotten/ kernels spitted without pulp/ collected in puddles/ like in the extreme waters/ the numbing sky in a reflection./ To grasp a breath of wind/ removing stealthily the free breath/ evaporating/ returning cloud.

ESSERE

Dalla piazza
osservare le finestre di casa
le tende tirate a celare intime sostanze
consumate in gallerie sotterranee
formicolanti di gesti e di parole.

Immaginare imposte sbattute dal vento
su stanze deserte ormai abbandonate
le impronte del passaggio segnate
dal peso anoressico del vuoto.

Esplorare con la lingua
se i denti rimasti potranno bastare
per masticare ancora amarognole cicute
scavando con unghie fragili pareti rocciose
a cercare briciole di lapislazzuli
da spargere su vite evaporate
infine spiegate

 To be: looking from the square/ the windows of my home/ the curtains closed to conceal intimate substances/ consumed in underground galleries crowded of gestures and words./ To imagine shutters beaten by the wind/ on deserted rooms now abandoned/ the footprints of transition marked by the anorexic weight of vacuum./ To explore with the tongue if remained teeth may be sufficient/ to chew still bitter hemlocks/ digging with fragile fingernails rocky walls/ searching crumbs of lapis-lazuli/ to spread on lives evaporated/ finally explained

TRAVERSATA

Stagliati in controluce
verso il ritrarsi dell´onda
il fondale trasparente riflette meduse di capelli
su barconi come culle per figli aggrovigliati
aggrappati in abbracci prosciugati dall´arsura.

Al collo forate conchiglie a cono
antiche collane conservate per la festa
in attesa come pesci
le branchie rosee spalancate sotto il sole
l´oceano senza fine a levigare pietre di pensieri.

Grappoli di frutti selvatici immersi nell´azzurro
danze armoniose di corpi sprofondati
legni gonfi restituiti dall´acqua
sparsi su spiagge abbandonate
a rinsecchire come tronchi.

Rimane da imitare il volo degli uccelli
sollevare lo sguardo oltre il profilo dei paesi
verso il colore mutevole del cielo.

Crossing: standing out in backlight/ toward the withdraw of the waves/ the transparent depth reflects meduse of hair/ on barges like cribs for children entangled/ clutched at hugs dried by drought/. On the neck perforated conical shells/ ancient necklaces kept for the feast/  waiting like fish/ rosy gills thrown open under the sun/ the endless ocean sanding stones of thoughts./ Bunches of wild fruits immersed in the blue/ harmonious dances of bodies sunken/ woods swollen given back from water/ spread on beaches abandoned/ to become dry as logs./ It remains to imitate the flight of birds/ raise our gaze beyond the profile of the countries/ towards the changing colour of the sky.


SAN LORENZO

Risvegliarsi consumati
nell´estiva notte fiorita di verbena
dopo aver attraversato
gobbosi sentieri da enduro
i vetri spalancati a cercare stelle
con mani sudate in ogni piega
contornare la tua bocca
per tatuare segni di desideri
già avverati
Saint Lawrence: awaken consumed/ in the summery flowered night of vervain/ after crossing rough paths for endures/ the wide open windows looking for stars/ with sweaty hands in every drop/ to surround your mouth/ for tattoo signs of desires/ already made true.

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