La ricerca dell’essere nella trasformazione del reale

Biografia:

Emiliana di origine, vive e lavora a Torino. Pedagogista, scrittrice, poetessa e saggista, scrive articoli per diverse pubblicazioni. Curatrice del testo Teleintendo: la TV tra il dire e il fare Edizioni Junior, ha scritto per Paideutika e per Esodo. Scrive fiabe e racconti presentati a Concorsi quali il Premio H.C.Andersen e segnalati con pubblicazione su antologie. Le sue poesie hanno ricevuto riconoscimenti in numerosi Concorsi locali e nazionali come L’albero di sicomoro di Orbassano e il Premio Letterario Silvio Bellezza della Città di Lanzo Torinese e sono state inserite in antologie quali il Premio Internazionale San Domenichino edizione 2004/06, Il Litorale edizione 2005 e Prato: un tessuto di cultura edizione 2007. E’ protagonista di performance e letture poetiche in Circoli culturali e durante manifestazioni cittadine quali Poesia Vagabonda di Settimo Torinese. E’ coautrice del volume di brani poetici Confluenze pubblicato da Edizioni Lazzaretti. Recentemente il Premio A.P.I.C.E per la Poesia le ha riconosciuto il terzo posto ed alcuni brani sono stati inseriti anche nella raccolta curata dal Premio di Poesia Città di Roddi.

Commento critico:

Della silloge di Egle Bolognesi cattura il senso lirico con cui affronta le frange realistiche del suo sentire per trasformarle in una sorta di creta onirica dove “i ricordi si smembrano in effimere scie di luce”, e dove tutto diviene trasparenza o lontana opacità, forse costruzione del conosciuto o, più probabilmente, del semplice sognato. Sono immagini che si propongono sul palcoscenico dell’esistenza affollandosi tra loro nella ricerca di una corsia di emergenza, di una via d’uscita che sfugge “nel fluttuare dei giorni” e brucia “nella passione di un attimo”.
A volte, come nell’arena di un teatro greco o nella veste più cinica di una sfilata di carnevale, indossa la maschera del sorriso, compiace il pubblico inchinandosi alla morsa che afferra il sostrato più intimo dell’anima; urta così la dolenza dell’estraneità, si scopre assente nelle lontananze del proprio essere, in quell’impalpabile scontro con l’indifferenza di ricordi “che ormai non fanno più male”.
La Bolognesi è attenta ai segni che perforano e incidono il suo cammino poetico: le dita di un’arpista, la falena inghiottita da un raggio mortale di luce, il vetro opaco di un lampione, “flash di immagini/ pensieri assenti/nel turbinar sconnesso/ di frasi in frantumi”.
C’è nella sua poetica quasi un rimando ai polemos (contrari) di Eraclito: realtà/finzione, acqua/terra, guerra/poesia, abissi/luce, in una sorta di legge di Natura che però non si ricompone nell’Armonia del profondo bensì in una più dolente e sommessa accettazione del saper vivere.
(Commento di Pier Luigi Coda)

LA SILLOGE

FESTA DI NATALE

Mi vestirò d’allegria
e fingerò
che tutto sia
splendidamente
in armonia.
Modificata
geneticamente
come un corpuscolo
ormai resistente
alle intemperie
di questa vita,
imperturbabile
agli imprevisti
indosserò
una maschera bianca,
assente presenza
di un palpito,
nascosto tra pieghe
di spessa sciarpa
avvolta a ricordi
che ormai
non fanno più male.

Christmas Feast: I’ll wear myself of jollity/and pretend/ that everything is beautifully/ in harmony./ Genetically modified/ as a corpuscle become/ resistant to the adversities/ of this life,/ imperturbable to the unexpected/ I’ll wear/ a white mask,/ absent presence of a thrill,/ hidden between folds/ of thick scarf/ wrapped in memories/ that are no longer hurting.

 

L’ARPISTA

Intrecci di suoni
nell’euforia
d’antico evocar
di storie
e leggende
dove s’incontrano
acqua e terra,
guerra e poesia,
abissi e luce.

Agili dita
disegnano ritmi
su pentagrammi
di fili sottili,
tesi
in forme sinuose.

Le mani
afferrano
note invisibili
da regalare
al silenzio
di sacre pietre.

The Harpist: sound plots/  in the euphoria/ of ancient evoking/ of stories/ and legends/ where meet/ water and land,/ war and poetry,/ abyss and light./Quick fingers/ draw rhythms/ on staves/ of thin wires,/ thesis/ in sinuous forms./ Hands grab/ invisible notes/ to give/ to the silence/ of the sacred stones

FUGACI ANIME

Fugaci anime
siamo,
incerte creature
padrone di un tempo
fuori binario
che scorre
tra rivoli freschi,
celati a sguardi indiscreti,
in caduta libera
su pietre affioranti.

Fuggiamo
cercando interstizi
da clamore scevri,
asintomatici spazi
dove raccogliere
quel poco di noi
che ancora parla
senza contratti.

Siamo stanze
di ricordi smembrati
effimere scie di luce
nella notte che prelude
a nuovi natali.

Piccole sfere
siamo,
tintinnanti di vita,
trasparenti,  opache,
grinzose, lustre,
virtualmente reali
nel fluttuar dei giorni.
Fleeting souls: fleeting souls/ we are,/ uncertain creatures/ master of a time/ out track/ that runs/ between fresh streams,/ hidden to indiscreet eyes,/ in free fall/ on outcropping rocks./We run away/looking for  interstices/ free from clamor/ asymptomatic spaces/ where gathering/ the little of us/ that still speaks/ without contracts./ We are rooms/ of dismembered souvenirs/ ephemeral trails of light/ in the night that preludes/ to new births./ Small beads/ we are,/ tinkling of life,/ transparent, opaque,/ wrinkled, luster,/ virtually real/ in the fluctuating days.

FALENA

Ubriaca di luce
sei vita a rimbalzo
nel dibatterti in volo
senza via d’uscita.

Cieca creatura
bruci le tue ali
avvolte in passione
che dura
un attimo appena.

Solo cenere rimane,
polvere
per l’opaco vetro
del lampione,
 chino,
immobile nella notte.

Moth: Drunk of light/ you are bouncing life/ struggling in your flight/ no way out./ Blind creature/ burn your wings/ wrapped in passion/ that lasts/ just a moment./ Only ash remains,/ powder/ for the opaque glass lamp,/ bowed,/ immobile in the night.


VIRTUALE MAGIA

Luce fredda,
tasti e dita,
mute sillabe
tradotte a colori.

Flash di immagini,
pensieri assenti
nel turbinar sconnesso
di frasi in frantumi.

Suoni metallici
interrotti a comando
o lasciati in stand by,
congelate note
catturate dal glaciale
ripetersi del ritmo.

Ricerca di senso
navigando invano
tra scogli elettronici
su rotte tracciate
da sconosciute menti.

Mondi infiniti
di precarietà
dove si fondono
il tempo e lo spazio
nel falso incanto
d’una virtuale magia.
Virtual magic: cold light,/ fingers and keys,/ mute syllables/ translated in color./ Flash of images,/ absent thoughts/ in the disjointed swirling/ of shattered phrases./ Sounds metallic/ interrupted at command/ or left in standby,/ frozen notes/ taken by the glacial/ recurrence of the rhythm/. Search of sense/ sailing in vain/ between electronic rocks/ on routes mapped out/ by unknown minds./ Infinite worlds/ of precariousness/ where blend/ time and space/ in the false charm/ of a virtual magic.
 

 

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