Poems:
Un papillon slacciato
Chiedo nella via che incarta manichini
sapore d'incantesimo.
Talvolta in qualche cieco sorriso
l'abbraccio visto in film a lieto fine.
L’acqua marcia della brocca da buttare
come le sue rose avvizzite
che sommerge il fuoco
dalla fiamma alla cenere che incanta
nel grigio perla.
E non è l’originale meraviglia.
Troppo uguali.
Sembianza.
Si scopre preda in ragnatela d'invisibile velo
che cade distratto in corsa da passante
l’abbandono che pare un papillon slacciato.
Che vibra.
Senz’ali.
An untied papillon/I ask in the street that wraps dummies /taste of enchantment./Sometimes in some blind smile/the embrace seen in a movie with happy end./The rotten water march of the jug to throw away/like its withered roses/ that submerges the fire/from the flame to the ash that bewitches/ in the gray pearl./ And it’s not the original wonder./Too much equals./Appearance./It’s discovered prey in a cobweb of invisible veil/ that falls distracted running from a passer-by/the abandonment that seems a papillon untied./It vibrates./Without wings.
E gli anni lungo filo di gomma si stendono
E avventura resta nell'oscurità in fuga che va sera
sola dove orizzonte attende tetto cielo come mura.
Irrequieti chi e chi gira alla boa in cima desolata
balza di fascia e di colore accesi respiri alla china.
E gli anni lungo filo di gomma si stendono allo strappo
il loro ultimo dilaga non rigido non rigoroso scarico.
Talora malchiuso in questa scatola si mostra il tempo.
Di poi c’inghiotte fumo come incenso sulle pasticche accese
ombre di carbone incanto in nero a colori fedeli sfumature.
Candele con effetto fiore singole persone le sagome tremanti.
Guardi cos’è ciascuno assenza in un soffio buio il loro soffrire.
E di legarsi nodo si sfila.
And the years long rubber thread are spread/And adventure remains in the escaping dusk when evening goes/sole where horizon is waiting for a roof sky like walls./Restless who and who turns around the buoy in desolate peak/cliff of wraps and ignited color breaths downward slope./And the years long rubber thread are spread to the tear/their last spreads not rigid not rigorous unloaded./Sometimes badlyclosed in this box the time shows itself./Then the smoke swallows us like incense on ignited tablets/ coal shadows black or colored spell in faithful shadings./ Candles with effect flower persons by shaking shapes./Look at everybody every absence in a dark breath their suffering./And the tied knot becomes unstrung.
Le carovane nastri di formiche
Strade malizia di carta la pioggia calda incide.
Righe percorsi scrive chilometri al pulviscolo
intinti in pozzanghere accompagnatori il suo verde.
Le carovane nastri di formiche in foulards magia
a togliere il velo nel naso della terra ai ragni in stelo.
A mani vuote una che scollana viene fuori filastrocca.
E il giorno a contare l’ore in minuti luce i grani.
Sul tronco contorto come alla sua foglia piace
la sagoma d’un vecchio di spalle alla conta corona.
Di fronte al giro un bimbo in coda la riporta a diecina.
Un altro tempo e un’altra terra la scia riparte.
The caravans ribbons of ants/Roads malice of paper the warm rain records./Ways lines writes kilometers into the dust/ dipped in puddles accompanying its green./ The caravans ribbons of ants in foulards magic/to remove the veil in the nose of the earth to the spiders in stem./To empty hands one slips off comes outside doggerel./And the day to count the hours in minutes light the grains./On the twisted log as to its leaf likes/ the shape of an old man behind to the count crown./Forehead to the turn a child in tail takes it again to ten./Another time and another earth the wake begins again.
Quel buio fioco a forbice
Secco in un mezzogiorno l’ultimo papavero di Maggio
che m’illude d’irrequieto oro murato in strada.
L’ora d’ombre in piedi quel buio fioco a forbice
a due sponde un momento prima verso il dopo
ubriaco che fissa birilli i cipressi in fila scivola il tempo.
Esiste il controluce d’abbaglio la perla occhiola strofina
più pura che di spalle t’afferra giorno per la notte
sul giro di valzer o di tango istanti a dirsi finzione.
La lontananza come pare prospettiva sulla soglia.
Soffocata d’apostrofare un mare come distesa indecisione
frontiera senza suono riposo il cadere all’orizzonte piatto.
Sospinto più accanto.
That faint dark like scissor/Dry in a noon the last poppy of May/ that deceives me of restive gold walled in road./The hour of shadows in feet that faint dark like scissor/ two sides a moment before towards the drunk/after who stares at skittles the cypresses in row slips the time./The backlighting exists of dazzle the peeping pearl rubs/purer when behind grabs you day for the night/ on a dancing of waltz or tango moments called pretence./The distance as it seems perspective on the threshold./Suffocated to interrogate a sea like extended indecision/frontier without sound rest the falling to the flat horizon./Pushed out nearer.
L’erba crescere
Tratto d'ogni sentire l’erba crescere a volerlo
breviario per ogni fiore in paragrafo ch’è appunto
l’allegoria parabola che fonte ti sembra tua.
Deve risorgere il caldo dal sole il compito calante
per un lenzuolo di luna passatoia in ossequio
perché le orme non abbiano passo d’affondare
terramare una cosa bella identità e rifiuto.
Dovunque senza colpa d’affrancare il cielo
da quelle cieche vele appese al muro in cornice
sempre gonfie anche in crepe aperti occhi un grido.
E a loro nota vapora quella fronte dell’aria eco
che fora dove lo scuro non è notte colore.
Ma il battente cade a spingere la paura
che debole i pugni smette perché ne sa il dolore.
In dote.
Chiaro ai confini
Luccicare flutti d'abbandono danza bordeggia
gli spazi di stelle gaiamente immobili slanciarsi.
La lama di tempesta sulle onde gli affanni ala
e meta vagando ti muovi passante sole che crogiola.
Cenni alle spalle voli di falene sulla testa chiaro ai confini.
Immensità liberamente mi discende e ammicca muta.
Linguaggi che vedo ascolto gravida la terra dei mari.
Elevazione i due profondi che partono dall’orizzonte.
Volo e nuoto simili d’addio palese marea vita spartisci.
E a pezzi di fuga d’eterno cadere d’istante si slega.
Si aspetta.
Bright at the borders/Glistening waves abandoned dance tacks/ spaces of stars gaily immovable star spaces throwing./The blade of storm on the waves the breathlessnesses wing/ and goal rambling you move passing in the basking sun./Signals behind flights of moths on the head bright at the borders./Free immensity comes down to me and winks dumb./Languages that I see I hear pregnant the earth of the seas./Elevation the two depths that leave from the horizon./Similar flight and swim of evident goodbye tide life shearing./And pieces of eternal escape of falling of moment is untied./We expect.
C’è bimbo l'uomo
Portafortuna sul fil laggiù a notte rosso fuga o moto
non dura bagliore ombroso che brucia di bitume stasi
la madreperlacea cipria della combattuta puerile luna
come un fiammifero all’urto a dirti son luce traccia volante.
Memoria nella cenere l’orgoglio all’umiltà è l'ora la proda.
C’è bimbo l'uomo e chi smarrito ama consumarsi misterioso.
Un attimo sulla rena pendulo al nuovo balzo rammento.
Capriolando.
There’s child a man/The talisman on the thread over there in the night red escape or motorbike is/ do not last shady flash that burns of bitumen stasis/the pearly powder of the contended childish moon/ like a match to the collision saying I’m light flying trace./Memory in the ash the pride to humility is the hour the shore./There’s child a man and someone lost loves to be consumed mysterious./A moment on the sand hanging to the new leap I remind./Turning a somersault.
Un freddo senza vita
Birilli a sfumatura bassa su di un pastrano liso che assembra
corrono i tronchi spogli nudo pozzanghere brocche d’asfalto.
Illude e le corruga il mio passo sghembo membra d’aurora
ai cenni ch’appaiono lo sfratto dai giacigli d’un clochard la bocca
il suo fiato prima accoglienza in uso di precarietà e rimorsi.
Prenderà la briga questo tempo dietro una nube il sole
per cento gocce che s’affrettano ad aggredire un ombrello.
Un freddo senza vita in piazza sulle soglie come nebbia gira
d’una riflessione la presa che in qualche modo cerca le scosse.
Qui muta se non pigra in pegno ad altri occhi finge e trascina.
Non solo come un sacco ti chiude.
Come le more l’ardore
Un sole a mezza pagina può l'abisso ch’arroventa miele
sfinge insensibile la sabbia nell’azzurro e iridescente maturare
e oro del focolare a un muro la calda sera accendere alveare.
Gli occhi ai doveri in ogni rigo l'uno contro l'altro risalgono
sono ai roveti come le more l’ardore dei loro graffi spine ventre.
Alla bottiglia di disprezzo la tenebra vecchia compagna s’impunta
sempre dalle labbra verso l’alto in vezzoso stallo grucce di passato.
La lampada è giaciglio come ragnatela incessantemente fatale.
Della lotta il sonno l'asilo il suo gusto si mescola porto respiro.
E per la bocca in posa null’altro senza ragione un grande angelo
il solco obliquo quietamente offertomi rifugio l'ali del tentare.
Senza morsi come fanciulli neonati seguire il seno per trovare.
Da re a regina scende fecondo che l'accoglie amare.
Alla porta rossa
Intingo il biscotto in questo sale di verde macaia
e chiudo il giorno in pugno all’orizzonte mai vinto.
Il suo lavoro è l’incontro due pizzichi di roccia sabbia
a capo alto per vendere la vita alla porta rossa della norma.
La gente senza cielo si confonde piccola e affollata
d’appunti cronaca in una pagina congelata ragione espulsione.
Il dito corre sull’asfalto la palla rimbalza se guardo fisso il sole
raccoglitore a pagine ch’è sulla via la lingua d’aria il corridoio
a chi come scopre il fondo la grande rosa oltrepassa.
Lo tinge.
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