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Il signor William Shakespeare presenta
"Le allegre comari di Windsor"
alla classe terza A

(Solfanelli - Chieti)

I GIUDIZI DELLA CRITICA

Nella botte piccola c'è il vino buono"...tra le mani un piccolo libro, il colore della copertina lo conosciamo bene...ricorda proprio quello di un ottimo vino e se il proverbio, notissimo, lega il più intenso dei contatti tra vino e legno, qui, il legame è tra il nome del Bardo e le pagine in cui Pier Luigi Coda traduce "Le allegre comari di Windsor". un titolo e un nome che non tradisce, che porta il segno di un primato.

Dopo "La tragedia di Giulio Cesare" e "La vera storia di King Lear", arrivano "Le allegre comari di Windor": la fiamma viva della divertente commedia presentata alla classe III A che, a questo punto, William Shakespeare inizia a saperne seriamente qualcosa. Gli "esperimenti" di Pier Luigi Coda non si sono fermati: la magia si è ripetuta e, si sa, la magia avviene se il mago è all'altezza e i trucchi ben studiati: William Shakespeare, il mago, i trucchi, la mano dell'autore. Il risultato: la fragranza della parola (con i doppi sensi a dare il senso alla commedia), l'effervescenza della vicenda, le piccole intemperanze della classe III A, la scrupolosa, meticolosa, rigorosa Signora Smith maritata Brown, le voci delle lettrici e dei lettori, puri incastri di suoni e storia, esclamazioni e riflessioni, la "musica" di ragazzi che scherzano, si appassionano, si infervorano, partecipano il tempo, abitano lo spazio, recuperando il passato sempre vivo. Questa la chiave.

(Commento di Cristina Raddavero - email giugno 2024)

 

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