Sherlock Holmes sulle tracce di
Dante Alighieri
Il mistero dei robumani

(Effatà Editrice - Cantalupa Torino)

Disegni di Silvia Aimar
Grafica di Silvia Aimar e Vito Mosca

La nascita del racconto

Questo racconto è dedicato a mia moglie Vittoria perché tutto è nato a Firenze


James Joyce

Durante una intervista a un biografo statunitense James Joyce dichiarò “di amare Dante quasi come la Bibbia. È  lui il mio cibo spirituale. Il resto è solo zavorra”. Proprio così, senza mezzi termini, Joyce usò la parola “ballast”, zavorra. Ma non si può dimenticare neppure l’affetto, direi quasi la devozione, di due grandi papi nei confronti di Dante Alighieri: Papa Benedetto XV e, più vicino ai nostri giorni, Papa Francesco. Benedetto XV, nella lettera “In Praeclara Summorum” del 1921, rivolta ai ragazzi e agli insegnanti, così scriveva: ”Amate questo Poeta che Noi non esitiamo a definire il cantore e l’araldo più eloquente del pensiero cristiano”. E papa Francesco aggiunge: “Dante è profeta di speranza, annunciatore della possibilità del riscatto, della liberazione, del cambiamento profondo di ogni uomo e donna, di tutta  l’umanità”.

Credo che tali considerazioni siano condivisibili anche da parte di coloro che di Dante osservano solo l’aspetto letterario o storico, ma sminuire la trascendenza e il peso della trascendenza nell’opera di Dante, a mio parere, costituisce una vera mutilazione della sua grandiosità poetica. A questa tentazione non è forse sfuggito neppure William Blake, sebbene le sue illustrazioni della Divina Commedia siano memorabili capolavori artistici. Comunque lo si rigiri,  Dante, da secoli, ha ispirato immagini e bellezza, sogni sconfinati e improvvisi risvegli; a me Dante è sempre apparso come un monumento immenso, inavvicinabile come una roccia dolomitica. Il solo il pensiero di poter scrivere qualcosa su di lui mi sembrava un affronto alla sua grandezza. Invece, a volte, le cose sfuggono di mano, bastano strane coincidenze o, forse, solo una spintarella dal caso.



William Blake - Ulisse

 


William Shakespeare al Castello della Pietra
Effatà Editrice

Infatti, durante i recenti incontri con  le  scuole,  alcuni docenti mi avevano suggerito di scrivere un testo che avvicinasse l’interesse dei ragazzi nei confronti di Dante Alighieri, così come avevo fatto per Shakespeare nel racconto “William Shakespeare al Castello della Pietra”. Sul momento considerai questa proposta difficilmente realizzabile; tematiche troppo complesse, certamente affascinanti ma, forse, troppo lontane per una narrazione di catturante attualità.

È vero, anche Shakespeare in fatto di universalità di pensiero non scherza e ha saputo arrampicarsi fin sopra le vette più alte e scoscese dell’intelletto e della parola, ma non mi era stato complicato trasferire la  scenografica teatralità della sua arte dentro un racconto, una sorta di mystery thriller, per giovani lettori.


William Shakespeare

Però la scintilla era stata accesa, mi frullavano continuamente nella mente le parole  di Thomas Stearns Eliot, Premio Nobel per la letteratura e autore del bellissimo “Mercoledì delle ceneri” e di “Assassinio nella cattedrale: “Dante e Shakespeare si dividono il mondo moderno; non ne esiste un terzo”. Non so, chi sa…


Thomas Stearns Eliot


Il vecchio Liceo Scientifico di Imperia

Sta di fatto che Dante, con il suo faccione sempre corrucciato e il naso pendente, continuava a stuzzicare i miei pensieri e continuava a riemergere l’amore che ho sempre provato per l’uomo e la sua poesia; un amore di vecchia data, nato sui banchi del Liceo Scientifico di Imperia quando era ubicato in Piazza del Duomo e ancora non era stato intestato a Vieusseux.

E poi, sullo sfondo, riappariva sempre Firenze, la Toscana di mia moglie, i mesi trascorsi alla biblioteca Nazionale per preparare la tesi di laurea, durante una torrida estate che prosciugava le acque dell’Arno. Riapparivano le giornate trascorse a Palazzo Pitti, agli Uffizi, al Bargello a discutere con mio suocero di Fattori, di Soffici, di Lega e Sernesi.


Panorama di Firenze visto da Piazzale Michelangelo

E Dante aveva percorso quelle stesse strade, lo stesso intrico di viuzze, il ponte Vecchio, il bel San Giovanni, la chiesa di Santa Margherita dove, forse, aveva incontrato Beatrice per la prima volta e, comunque, vi aveva sposato Gemma Donati. Da queste pietre e da questi borghi era partito uno dei viaggi più sorprendenti e grandiosi della storia. Un percorso tortuoso e difficile attraverso i misteriosi meandri della vita dove s’intrecciano coraggio e paure, amore e odio, sconfitte, trionfi e spesso i bocconi amari d’insopportabili umiliazioni. Ma se lo sguardo è curvo e accigliato, il pensiero si libera alto sopra le nubi e raggiunge, tra cadute e ostinate risalite,  l’abbraccio della Luce scintillante che governa rischiarando l’Universo.


Firenze - Casa natale di Dante

All Souls college - Oxford

Se queste erano le tematiche, il problema narrativo era come veicolarle ai giovani lettori. Come accompagnarli, senza sbadigli, lungo i sentieri della Vita Nova, della Commedia, del Convivio e delle Epistole? E poi si può ancora parlare di trascendenza? Ricordo che, negli anni che ho vissuto a Oxford, un pomeriggio stavo girovagando per i giardini di “All Souls – Tutte le Anime” uno dei tanti famosi college che hanno reso celebre la città. Ad un certo punto mi passa vicino una nutrita scolaresca di adolescenti accompagnati in visita dalla loro insegnante la quale chiede se conoscessero il significato di “Soul”, di “Anima”, ebbene nessuno rispose; timidezza? ignoranza? distrazione? Non so, non l’ho mai capito ma sono rimasto profondamente turbato, come credente e come scrittore. C’è spazio oggi per il soprannaturale? Ne possiamo parlare ai ragazzi e alle ragazze? E se ne parliamo, urtiamo la sensibilità di qualcuno?   

Queste preoccupazioni hanno accompagnato la stesura del racconto “Sherlock Holmes sulle tracce di Dante Alighieri – Il mistero dei robumani”, un poliziesco fantascientifico in cui una famosa detective cerca di risolvere il caso di strani furti d’arte ispirati alle opere di Dante. A risolvere il preoccupante caso l’aiuteranno una squadra di ragazzini terribili e il solito Ispettore capo un po’ pasticcione e imbranato. Qua e là nel racconto, oltre la centralità del pensiero di Dante, spuntano altre tematiche come la solidarietà, l’attenzione alla disabilità, la funzione formativa dello sport, un pizzico di arte e di coinvolgimento interattivo.


Prima sedia a rotelle autopropulsiva inventata da Stephan Farfler nel 1655



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