Martina e l'efferata Banda del Salamino
(Effatà Editrice - Cantalupa Torino)

Disegni di Silvia Aimar
Grafica di Silvia Aimar e Vito Mosca

Il Testo

Onde sopra la scogliera

 

Il racconto è ondivago; oscilla tra il surreale e l’ironico. L’ho scritto seguendo il rumore del mare quando si infrange sulla scogliera. Parte e riparte, a volte si adagia sulla battigia, a volte irrompe nell’informale. Le tematiche si sovrappongono in una alternanza di memorie, descrizioni, personaggi e avventure. Non stanno mai  ferme, avanzano e indietreggiano, si colorano di fatti e di sensazioni. Ironiche, riflessive, cadenzate nel tempo. La scrittura segue il processo temporale della cronaca per trasformarsi essa stessa nella testualità dell’affabulazione.

La protagonista forzata è l’asina Martina, oggetto di pericolosi appetiti da parte della famigerata Banda del Salamino, ma la simpatia narrativa è, in gran parte, rivolta all’Ing. Bentivoglio, nella sua umanità, nelle sue contraddizioni pasticciate, nella sua onestà di padre e di manager; perché, allora, stupirsi se, nella sua professione, subisce intrighi e malversazioni.
Ecco, Martina e l’Ing. Bentivoglio sono gli emblematici simboli della bontà e dell’onestà troppo spesso oltraggiata, aggredita dai gangli della sopraffazione e dell’intrallazzo, dall’avidità del potere e della ricchezza.

Martina


Alcuni personaggi del racconto
Tra loro ruota tutta una serie di personaggi, non comprimari, ma destinati ad un ruolo più sfumato all’interno del racconto: i due ragazzini, Tobia e Simona; la pecorella Clony senza papà e senza mamma, lo spocchioso Veterinario Strategico candidato al Premio Nobel; la signora Bentivoglio costantemente travagliata da impegni sociali, gelosie affettive, doveri di madre; la Segretaria Bionda, pericolosissima figura che si aggira per i corridoi dell’Azienda e di tutte le realtà lavorative.

Un discorso a parte meritano, secondo me, l’ippopotamo Mustafà, il falcone Lautry, e il Parco transgenico.
Mustafà nasce dalle simpaticissime poesie di T. S. Eliot the Hippopotamus e di T. Gautier, l’Ippopotame, ma anche da una nutrita serie di film e spot pubblicitari che hanno utilizzato la corpulenta, tranquilla simpatia di un animale dall’aspetto troppo dolce e amicale. Nel racconto Mustafà è l’ambasciatore di tutti gli animali che, per oltraggio alla natura da parte dell’uomo, vivono sul crinale dell’estinzione. In lui si identificano migliaia di specie che rischiano di fare la fine del Dodo, degenerando  e snaturando il nostro Globo per una assurda, frenetica, non controllata ansietà di un benessere destinato a confondersi in malessere ambientale e sociale.


Mustafà


Clony

La gelosia

Il pescatore

La ricerca...

Marlowe
Oxford University Press
Non a caso Mustafà compare sullo scenario del Parco transgenico. Il Parco transgenico è il naturale approdo di tutto ciò che sfugge di mano all’uomo o, forse, più probabilmente, della follia esasperata con cui l’uomo travalica il dantesco “fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e conoscenza” (Inferno canto XXVI, 116-120) per approdare su litorali non più governati da principi etici ma esclusivamente dalla stessa bramosia del successo e del “sapere oltre” di cui ha fatto le spese il Dottor Faust nei bellissimi drammi di Goethe e di Marlowe.

Dr. Faustus

Lautry

Louise Blouet

Il falcone Lautry  è una parentesi che mi sono concesso per vivacizzare sia l’iter avventuroso sia e, soprattutto, per omaggiare un pittore che a me è caro più di altri: Henry Toulouse- Lautrec.  Certo Lautrec non ha bisogno del mio omaggio per essere Lautrec; tuttavia avvertivo il bisogno di trovare un modo per ringraziare questo Grande per tutte le emozioni, i brividi, le riflessioni che ho sempre provato di fronte ai suoi quadri; per me leggerli è stato come sfogliare la Treccani o L’Enciclopedia Britannica; vi ho sempre trovato rinchiuso il mistero, anzi, il Sigillo Alto dell’Uomo e dell’Universo.



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