Ho conosciuto questo autore in rete, leggendo qualche estratto del romanzo e qualche poesia, versi sparsi tratti da raccolte i cui titoli sono chiara espressione dello stile di Catalano: un esempio su tutti “Piuttosto che morire m’ammazzo”. Alla poesia, però, io ho sempre preferito la narrativa ed essendo curiosa nei confronti di questo autore ho voluto iniziare dal suo primo e per ora unico romanzo “D’Amore si muore ma io no”, un titolo e una promessa.
Il protagonista è Giacomo, “poeta semiprofessionista vivente” di Torino (chiaramente l’alter ego dell’autore) al quale una grande casa editrice, una “CGE”, commissiona un romanzo e lui, cosciente del fatto di non poter scrivere di se stesso, passa il tempo a fantasticare su storie distopiche e fantasmagoriche, mentre cerca, forse, l’amore.Non c’è una vera storia all’interno del romanzo, almeno non è quello che il lettore ricorda dopo aver voltato l’ultima pagina. Ciò che resta, invece, è lo stile dell’autore, le metafore mirabolanti, i pensieri irriverenti, i dialoghi scoppiettanti che fanno ridere di cuore e, benché pregni di ironia fino quasi al limite della credibilità, io li ho trovati sinceri.
Immagino che il protagonista sia Guido/Giacomo e che l’autore abbia voluto inserire all’interno del libro l’angoscia che l’ha colto quando ha accettato di scrivere un romanzo; lui, abituato ad andare “a capo come un ossesso”, come poteva gestire una storia lunga tante pagine? Catalano ha, però, brillantemente risolto con capitoli molto brevi, che lo hanno messo a proprio agio e che rendono la lettura rapida e piacevole. Certo non è un romanzo dalla trama avvincente, non ci troviamo di fronte a una narrazione classica e facilmente classificabile, tuttavia “D’Amore si muore ma io no" è un testo fruibile e allo stesso tempo meritevole.
Io credo che la poesia e la narrativa abbiano bisogno di questa semplicità per arrivare ai giovani e a più gente possibile. Ma la semplicità deve essere intelligente e distinguersi dal romanzetto “facile”, “da ombrellone”, da quei libretti che vengono letti e dimenticati altrettanto velocemente, dalla letteratura che riduce al minimo la difficoltà di lettura per essere facilmente spendibile ma che poi non lascia nulla.
Il romanzo di Catalano scorre veloce, questo è vero, ma oltre l’ironia, oltre il puro divertimento di giocare con le parole, si nota anche una gran conoscenza dell’italiano e dei suoi segreti, un uso che non è mai banale, un amore per questa lingua da chi non disdegna di utilizzare anche il gergo giovanile e di questo c’è bisogno: unire la vita reale e contemporanea alla letteratura, per gettare almeno il seme di una sana curiosità intellettuale nelle persone.
(Commento di Viviana Albanese)