Ile Vierge - Francia |
S’aprono perle alla luce dell’alba:
e tu vivi, tu esisti; cammini sull’onda.
Quale gioia riflette una gioia più pura
d’averti vicino e stringere forte la terra?
Una pioggia d’argento ricopre il tuo viso
di stelle filanti: è una giostra di suoni,
una festa d’amore che all’alba si sveglia
nel sole, con mille colori diversi,
per correre sopra le spiagge deserte.
Non c’è volo d’uccelli che possa spiegare
questa luce improvvisa dischiusa nell’aria;
ogni cosa risplende più chiara dell’acqua
del mare e traspare da un sogno d’amore:
tu m’appari e sorridi, se t’inseguo scompari.
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Se mai scendesse sera sui poggioli
e fosse sogno il risvegliarsi ai giorni,
in quell’attesa opaca di gerani;
di te potessi ancora ritrovare intatto
il tuo settembre
Chi c’è, di noi,
più solo, adesso che guardiamo annuvolarsi
il fumo nero della petroliera; ed erano
le luci raggelate delle giostre a trasmigrare
il canto e la tua fredda gioia di pineta
oltre le nebbie, in questa dissembrata spiaggia:
ascolta sciroccare la pietraia: antichità
sommerse riecheggiano dai templi diroccati
il grido e la pietà
dei simulacri. Oh quanta giovinezza
se n’è andata, e come sembra
frastagliato il mare quando si fa sera.
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Vannes: i lavatoi - Francia |
Il deserto di Giuda - Israele
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E la vita m’appare qual era.
Un arbusto nel vento d’ottobre.
Il tuo sguardo m’illude, la terra lo sa:
non risorge, con l’alba, il mattino.
Oh, Liguria, anche tu m’hai lasciato
E nel buio si perdono grappoli d’uva
come fossero fiaccole spente dal sole.
La mia spiaggia, una striscia di sabbia
nascosta tra i sogni è rimasta deserta:
non c’è più nessuno e la notte ha paura
di questo silenzio che sfiora gli ulivi.
Ogni stella, precisa, riflette sull’onda
l’immagine pigra dei giorni
incollati sopra un’esile storia d’amore.
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Friburgo: il mercato dei fiori sulla piazza della cattedrale - Germania
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Il monastero di Wald el Kei - Israele
Stoccolma: incrocio di drizze - Svezia
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Un rifugio di sogni sul mare,
perché tu come cerchi la notte
ti rifugi in un sogno d’amore
che mi sveglia e risveglia il tuo viso.
Nel bagliore diffuso dal faro
una brezza d’ulivi ritaglia
il tuo corpo di spuma sul mare:
sei un’ombra d’argento che scende
sfiorando il chiarore lunare
lungo la riva lambita dall’acqua
e tremando ingrandisce sull’onda.
Come un’onda raccogli cristalli
alla luce dell’alba e t’infrangi
sulle pietrose rovine di un sogno.
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Forse il mio giallo sta rincorrendo ancora
favole antiche e forme inginocchiate;
spettri d’eroi fenici sull’asfalto:
un grattacielo, un’ora stanca… un giorno.
Tu hai saputo essere e restare
l’immagine del nostro sfinimento,
eri l’arsura sazia,
lo spazio che digrada nell’attesa.
Abbiamo sciabordato
insieme il giallo dell’estate e la calura,
l’ombra che si congiunge quando s’innalza
il canto, quando mi si rigonfia il tuo parlare:
non era vero:
Non era dunque vera
l’altra leggenda d’Heberon che muore?
Ora, da queste tratteggiate quieti,
s’incurvano le facce dei guerrieri; vampe di fuoco
accerchiano le strade. Heberon è in fiamme,
brucia nello splendore del tuo grembo.
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Plitvice - Croazia |
Scorcio sulla valle del Reno - Germania |
Castello di Bran - Romania |
A MIA FIGLIA
Non è questa fatica il tuo vederti
crescere ogni giorno e divenire forma,
di me la terra d’ombra attorcigliata ai rami
dissacrati degli ulivi.
Ecco, per noi restare è ritrovarsi ancora
sconosciuti come giganti in lotta;
abbiamo sguardi, un gesto, una chiarezza accesa.
Forse la mia stanchezza è già nel tuo respiro,
essere vivi e andare… andare ancora,
e poi sentire sgocciolare nelle vene
quel tuo sorriso d’aria e di marina.
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Dietro le cose
I resti barbicati
della tua bambola rotta:
il giallo di lattuga,
un soffio stropicciato
sopra le veneziane.
Vivere, infine!
A guglie, a piene mani.
Sentirne il gusto in bocca,
ora per ora,
a giorni, a pezzi interi, a spicchi.
Averla qui,
la nostra vita,
come una rabbia antica
che ci s’incrosta addosso,
gonfia la lingua,
infuria
e disparisce a un vento di mimose. |
Roscoff - Francia |
Agrigento: tramonto sulla valle dei templi - Italia |
Volano raggi e vele aperte,
albe di galeoni inabissati.
Tu mi resisti – hai vinto –
ora è più diaccio il gelo delle rose.
La mia memoria sfascia il lungomare
d’una stagione, l’acqua dei tuoi capelli;
un marinaio recupera le reti
altri velieri rossi sulla neve.
Nessuno entra da questi corridoi senza uscite,
troppa è la luce, sacro contorno
ai frutti di ginepro.
L’alba non è la stessa,
sprizza nel sangue, e col suo velo
avvolge l’ombra, lo spazio dei vigneti;
addio velieri rossi, gelide pause
di piccole rincorse sulle giostre;
ora m’arresto alle scogliere bianche dell’inverno.
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Tulcea: la foce del Danubio - Romania |
Vivere
come la pietra:
senza dolore.
Né mai sentire
Il grido
che spezza la carne.
Essere marmo
e dormire.
Dormire…
Dormire
come dorme,
senza paura,
la pietra.
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Cleder an Amiets - Francia |
Villandry - Francia |
Volano raggi e vele aperte,
albe di galeoni inabissati.
Tu mi resisti – hai vinto –
ora è più diaccio il gelo delle rose.
La mia memoria sfascia il lungomare
d’una stagione, l’acqua dei tuoi capelli;
un marinaio recupera le reti
altri velieri rossi sulla neve.
Nessuno entra da questi corridoi senza uscite,
troppa è la luce, sacro contorno
ai frutti di ginepro.
L’alba non è la stessa,
sprizza nel sangue, e col suo velo
avvolge l’ombra, lo spazio dei vigneti;
addio velieri rossi, gelide pause
di piccole rincorse sulle giostre;
ora m’arresto alle scogliere bianche dell’inverno.
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SUL TRENO
Ci potremmo, chi sa,
forse amare
e far rimbalzare sull’onda
i sassi del nostro amore.
Insieme potremmo contare
le rose appassite del nostro roseto
e vedere le foglie cadere per terra.
Ci potremmo svegliare
al mattino e guardarci negli occhi,
così, come ora guardiamo,
senza parlare, questo momento.
Ci potremmo, chi sa, forse amare… |
Shangai - Cina |
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