“Quando l'Astronomia incontra la Poesia” |
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Biografia: Flavio B. Vacchetta è nato a Bene Vagienna (Cuneo) dove vive e lavora. Il 25 settembre 2014 conquista il 3° Premio al "Premio Nazionale di Arti Letterarie" di Torino con la silloge La scala luminosa edito da Puntoacapo di Novi Ligure. 2015 - Poeta segnalato alla VIII Edizione del Premio Wilde Concorso Letterario Europeo sez. poesia a tema libero. 6 Novembre 2015 - Finalista al "Premio Pannunzio" di Poesia Organizzato dal Centro studi e ricerche Mario Pannunzio - Istituto italiano di cultura fondato da Arrigo Olivetti e Mario Soldati nel 1968
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La katàgrafè di Flavio Vacchetta e le ultime liriche inedite nella presentazione di Cristina Raddavero;
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Commento critico: Il brogliaccio (della poesia) di Flavio B. Vacchetta è la Vita , ex professo, sillabata dall’alfa all’omega . Flavio Vacchetta è davvero un buon poeta, perché al di là dei vari premi e riconoscimenti prestigiosi ricevuti, lo dicono il cuore e la mente di chi ha la ventura di avere fra le mani le sue poesie. Sono liriche che hanno il potere di attrarre e coinvolgere alla lettura, facendone strumento di passi comuni in un cammino umanissimo e perciò variegato di sentimenti ma parallelo ad un altro di elevata dimensione spirituale. Diverse potrebbero esserne le letture: dalla gratitudine per il bello della vita, la natura, l’universo, al conforto nelle difficoltà e nei dolori che avvinghiano ciascuno e lui, Flavio, in questo momento particolare di lutto. Poesia come luogo per decantare il dolore, poesia come taumaturgico linimento offerto dallo stesso Dio del canto, della gioia, della bellezza. Ma la poesia di Flavio ci pone di fronte ad una più grande riflessione: come, proprio attraverso il dolore, fiorisca la parte più bella e più nobile di noi. Dolore dunque come crogiuolo che annulla ciò che non serve per giungere all’essenza. La sua ultima raccolta “La scala luminosa”, corredata di note critiche di firme illustri, da Piccinelli a Della Ferrera, da Ferrari alla Raddavero, ne propone un esempio. Una trentina di situations” poetiche fotografate nude , scannerizzate, scansionate, scritte intingendo l’ipotetica penna nell’inchiostro livido del dolore, senza compromessi emotivi, e forti proprio di questa verità accettata senza dribblare. Talvolta, e i grandi come Turoldo, ce lo insegnano, persino sfoderando l’arma dell’ironia, amara ma pur sempre tale. Poesie talvolta prive di punteggiatura, senza maiuscole, in cui si riconosce la volontà ferma intenzione di non fermare il flusso di quel momento di verità, senza barriere, versi liberi di strabordare e raggiungere tutti, anche quelli che vivono lontano dal fiume della poesia….Un Nilo generoso che lascia il suo benefico e vivificante limo. Leggendo gli ultimi inediti di Flavio Vacchetta, inseriti nella raccolta P.U.F.(poesie uniche forse) in occasione del decimo anniversario della pubblicazione del suo primo libro di poesie, mi è balzata in mente l’arguta riflessione di Aristotele relativa al rapporto che intercorre tra corpo e anima, efficacemente supportata dall’immagine della cera e della forma della candela; la riporto integralmente: « Tra corpo e anima vige un rapporto materia - “forma”, come se l’anima fosse la vera forma del corpo. Chiedersi se corpo e anima siano la stessa cosa è una domanda priva di senso: è come domandarsi se sono la stessa cosa la cera e la forma della candela». Nota critica ai versi di Flavio Vacchetta in memoria del fratello Guido. chi mai potrà assorbire, nel tempo (Flavio Vacchetta in memoria del fratello Guido) Guido ha varcato la soglia del tempo e Flavio ha compiuto un pezzo di strada insieme a lui, la più irta di tutte.
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LA SILLOGE
Alchimie Al mattino l’amore
Uni(co) verso Dall’universo
Il cammino Cammino e mi commuovo
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A(e)troversi 6 SPETTACOLO DEL CUORE (ALLA MEMORIA DELLA MADRE) Flavio Vacchetta trasforma le lacrime per la madre scomparsa in un momento lirico che le fa sgorgare “parola” nello Spettacolo del Cuore.
Madre Madre, nome caro madre, che improvvisamente il tuo cuore, il tuo caldo cuore **** Ho composto versi per il babbo *** La bianca manina *** 30.07.1929 – 20.01.2007 Nervose queste date: dal balcone di casa seguivo la mamma *** Vedi, cara madre mia, basta poco a morire Eri la mia mamma-bambina *** Avverto la presenza di un’ombra Dorme accanto a me *** Ho necessità di dirti tali parole *** Credimi, non è facile accettare Avevi detto che il babbo *** Il tuo nome *** La mamma in vestaglia *** E’ scoprire che ti piaceva *** Chi sei madre mia e dove ti trovi? madre, per un’ora solo madre per un’ora solo
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Da premio "Turoldo 2012" VISITA ALL'INFERNO Il Flavio di "Turoldo" diagnostica il male fisico agostiniano biografando la malattia, umanizzandola in versi talmente consueti da divenire lirismo eccezionale nella mano di Anna, in un matrimonio surreale, in un ringraziamento firmato con la bava, striscia iridescente di giorni in cui non c'è scarto tra incubo, sogno, realtà.
Flavio Vacchetta: "La scala luminosa" (con note critiche di Mauro della Ferrera, Franco Piccinelli, Cristina Raddavero, Mauro Ferrari) - Puntoacapo Edizioni - Novi Ligure Il titolo dell’ultima raccolta poetica di Flavio mi è entrato subito nell’anima e ci è riuscito attraverso quella modalità particolare che è poi la medesima dello stile dell’autore, quell’approccio vero al verso perché nel verso pulsa la vita: sua, mia, tua, di ognuno. |
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Eppure…eppure la scala di Flavio è portentosa, è una scala che proprio perché la scendi, la sali. E’ una scala che racchiude la condizione universale inglobata in gorgheggi che non risparmiano l’ironia e nei quali la parola poetica si compie trattando ogni tipo di materiale (incontro tra piccioni e topi in Versi a stento e in Sera il vertice di un orizzonte steso contro il cielo che spolpa i miei occhi). Flavio conquista perché la partitura guizza da una parola all’altra e lo spartito ha note mistiche immerse nel sano profumo di letame. Dalle liriche di Flavio, dai suoi apparati linguistici del tutto informali e innovativi traspare, infine, anche un messaggio forse oltremodo “scomodo” ma, decisamente ineludibile: Dio passa, stanne certo, o con una carezza o con uno sberlone, passa e ti porrà la fatidica domanda: « E tu, chi dici che io sia? » a te la risposta, cui difficilmente, potrai sottrarti. (Commento di Cristina Raddavero) |
Il poeta durante la presentazione del suo libro |